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“la Lepore” su Scampia :-)
Copio-incollo l’intervista su Repubblica di oggi. Non è “fondamentale” come ha detto qualche mio amico, ma anche all’understatement (e alla riproduzione riservata) c’è un limite.
Con l’occasione, onore a Roberto Fuccillo che è riuscito a mettere nello spazio che aveva pressoché tutto quello che gli avevo rovesciato addosso senza stravolgere il mio pensiero. E pure al titolista, ché “la Lepore” è meraviglioso (per chi mi conosce).
Mi fa un immenso piacere anche scoprire di essere d’accordo con Gabriele Mazzacca (update 8/9: che ora potete leggere nella versione più articolata qui).
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Crediti. L’immagine di Felice Pignataro viene da qui.
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A volte le cose ri-succedono
per la serie a volte mi pare di avere la memoria di un elefante
Forse questo è solo un update del post sotto, e forse no. Il fatto è che oggi la stampa locale ci informa che è (ri)cominciata un’altra storia (ahimè) già vista*: la protesta della zona Nord di Napoli contro la ‘politica dell’immagine’ centro-centrica.
Si ignora, come sempre, se e come la protesta continuerà. A me comunque è tornato alla mente che nel 1997, proprio dalla protesta dei parroci della periferia Nord iniziò l’arco discendente del successo di Antonio Bassolino. O almeno questa è da tempo la mia interpretazione (per quel che riguarda i tempi).
Così ho perso un po’ di tempo negli archivi per ricostruire una piccola, essenziale, rassegna stampa di articoli risalenti a gennaio 1997. Ci sono (non me li ricordavo) ben tre pezzi di Peppe D’Avanzo, che non amava troppo occuparsi di Napoli ma in casi gravi veniva inviato a casa. Raccomando soprattutto l’intervista a Bassolino.
Il quale – chi sa – forse non sarebbe troppo in disaccordo con la mia periodizzazione, a giudicare dall’attacco dell’intervista: «Antonio Bassolino, sindaco di Napoli, è indeciso se incenerirti con un’ occhiata o sorriderti in faccia fraternamente. Scarica la tensione accendendo un’ altra sigaretta, che succhia con avidità, e opta per la seconda scelta. Sorride. “Per qualche anno è stato di moda dire bene di me. Forse, è cominciata una nuova moda. Che vuole che le dica. Non mi fa né caldo né freddo. Lavoro per la città, non per la mia immagine o per i media”».
Buona lettura. Io ho condiviso la mia memoria, poi ognuno farà le sue personali considerazioni su eventuali somiglianze/differenze con i casi attuali.
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* Non me lo ricordate, lo so: la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa (ma non è su questo che mi concentrerei)
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ps. Anche il mio amico Giovanni Laino ha buona memoria e oggi riassume in 10 punti molte delle cose dette e ridette mille volte in altri anni (e anche quest’anno, per la verità).
pps per i più interessati (e fissati). Alle origini della protesta del ’97 c’è la storia della voragine che si era aperta un anno prima a Secondigliano. Quest’altra storia l’ha raccontata magistralmente Luca Rossomando, qui.
L’eterno dibattito sulle Vele di Scampia
post lievemente narcisista ma ogni tanto uno non ce la fa
Vedo che ricomincia – implacabile, come ogni volta dopo qualche fatto di sangue – il dibattito sulle Vele di Scampia (periferia nord di Napoli).
Di questo tema/posto mi sono occupata più volte, nella mia attività di ricercatore e in quella (da cui ormai mi astengo quasi del tutto) di animatrice del dibattito pubblico locale. Oltre un anno fa mi è, perciò, capitato di partecipare a questa iniziativa, promossa da colleghi di dipartimento, dove si discuteva appunto di “Vele che fare?”. Gli atti di quel convegno sono ora pubblicati qui.
Sul punto specifico, la mia opinione resta quella di allora. Per cui, copio e incollo sotto la parte finale del mio intervento. Una bozza del contributo intero (per eventuali interessati) è qui (visto che il volume non è esattamente un bestseller).
Crediti. La foto è mia (chi riusasse, è invitato a seguire le indicazioni Creative commons per la condivisione)
Comprare lo spazio comune
“L’idea che si possa comprare lo spazio di una comune, come è successo a Christiania, non è poi tanto strana perché non è certo la proprietà che fa scandalo al pensiero libertario: questa può essere un mezzo, individuale o collettivo da usare in maniera intelligente. Così le varie occupazioni italiane, dal Teatro Valle al Teatro Garibaldi a Palermo, potrebbero riflettere sul fatto che si può andare oltre il “volontarismo” delle occupazioni e il loro carattere rivendicativo. I Teatri, i Palazzi, le città si possono gestire in maniera differente, usando l’economia creativa, inventandosi modi di produrre e di lavorare che siano strutture ed istituzioni diverse ed egualitarie”. … I soldi sono il diavolo solo per i dogmatici, ma per tutti gli altri sono uno strumento con cui costituire la reciprocità e la socialità”.
A non scandalizzarsi è Franco La Cecla, nell’articolo che accompagna il lungo reportage (parecchio stupido, in verità) sulla sconfitta di Christiania acquistata dagli ex-occupanti, pubblicato oggi da Repubblica.
La notizia non è proprio nuova, in effetti, e googlando non sono riuscita bene a capire se ci sono ulteriori novità che abbiano offerto lo spunto per il reportage in questione. Forse la firma della transazione?
Non importa. Il tema è interessante e meriterebbe un trattamento un po’ meno banale, che non riduca quello che sta avvenendo all’imborghesimento degli hippy, e alla solita gendrification (sic).
Come al solito (per le cose che mi interessano), il tutto non è online per cui copio-incollo sotto (poi magari sostituiamo con l’archivio). La foto invece viene da qui (non c’è l’autore ma il pezzo è di Marta Ghelma).
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Scassare l’urbanistica?
update. L’assessore ha risposto (?) ai critici: stanno per accrescere la loro managerialità.
Non sono certa di riuscire a rianimare stabilmente questo blogghetto però intanto ci metto l’articolo che è uscito oggi su Repubblica – Napoli (ma ripristinando almeno nel titolo del post la domanda che mi ha ispirato).
Un ufficio da rafforzare
Nel mondo di quanti si occupano di città – per mestiere, passione politica o affetto – ha destato sconcerto una notizia. La notizia che il Comune di Napoli smantella il suo servizio dedicato alla Pianificazione urbanistica. Poichè faccio parte del mondo citato, e per tutte le ragioni indicate, le considerazioni di Francesco Minisci pubblicate venerdì da questo giornale mi invitano a qualche riflessione ad alta voce che mi piacerebbe potesse entrare in un vero dibattito pubblico.
Provo a essere breve e dunque anche schematica e procedo per punti. (altro…)
Le Ramblas di Torino
Sperando che non si tratti solo di fuffa(s). E però io comunque al Pala il nome glielo cambierei.
Anche perché mi piace pensare che tutto il resto conta assai più dell’archistar in questione, il cui cavatappi — leggo qui — “completato nel 2004 … finora ha solo ospitato eventi e mostre itineranti ma resta per gran parte dell’anno vuoto e distante dai fervori del resto della piazza”.
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Credit. Bisogna saper scegliere è su Flickr ed è una foto di Metella Merlo.
Ordinanze creative. Seconda serie
update 29 luglio (ieri non riuscivo a trovare il video).
Solo per dire: chi sa se da noi una situazione di questo tipo sarebbe ritenuta sufficientemente decorosa. E divertente.
Poi, ovviamente, anche lì c’è sempre qualcuno che non è d’accordo, ma questa è un’altra storia.
Mi pare di capire che l’estate sia la stagione preferita dai sindaci per sbizzarrirsi con le ordinanze. Forse perché, con il caldo, le persone stanno di più per strada, cioè nello spazio pubblico più elementare che esista.
Anche quest’anno, quindi, è iniziata la sequenza.