Posts filed under ‘uffa’
(crono)programmi
Mi ero persa il sindaco. A proposito di Scampia, ma non soltanto. De Magistris annuncia infatti una deliberazione straordinaria e addirittura la messa a punto di un modello Scampia. Che poi utilizzerà (lui, sì, usa la prima persona singolare) anche in altri quartieri degradati come San Giovanni a Teduccio e Pianura.
I quali quartieri hanno caratteri totalmente differenti, da Scampia e fra loro, ma questo che volete che importi?
Per dire, semplificando, Scampia è un quartiere tutto pubblico, popolato almeno in parte da persone senza lavoro, ostaggio della camorra; San Giovanni è una zona ex-industriale, con molto degrado e con la sua camorra, ma anche con visibili residui del tessuto sociale ed economico precedente legato anche alla presenza di un forte movimento operaio, come si diceva una volta; Pianura è – notoriamente – il regno dell’abusivismo edilizio ma anche un territorio abitato da famiglie giovani e dinamiche, talvolta con qualche capacità imprenditoriale (magari l’abusivismo è anche un po’ un effetto di questo).
Voi lo usereste lo stesso modello (anche a prescindere dal giudizio sul modello in questione e/o dalle idee che avete sui modelli in genere) per questi tre, e magari anche per altri, posti? Io no.
Update. Forse per Scampia il “modello” del pm Corona potrebbe funzionare meglio. Il Cormez, nel titolo, punta sulla frecciata al lungomare “liberato”, ma nell’intervista ci sono varie cose interessanti.
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Crediti. La foto Innominata è mia (ma sul tema lui è molto più bravo di me).
ps. Per eventuali interessati, qui trovate un vecchio paper scritto a 4 mani con un’amica, dove tentavamo di articolare un po’ il ragionamento sulle periferie napoletane.
il vicesindaco su Scampia
Vogliamo salire di livello rispetto alle strisce pedonali? domanda, a un certo punto, Roberto Fuccillo a Tommaso Sodano.
E così si apprende che il Comune di Napoli ci sta pensando, a Scampia. Dunque, ci saranno i lavori (previsti) nelle scuole, il recupero dello stadio (?) e quello di un vecchio immobile dove ricavare una casa delle associazioni (un po’ di spazio in un immobile nuovo non si può?).
E che poi servono gli interventi fermi da tempo. Ovvero, il completamento (sic) dell’Università e “soprattutto quello di 180 alloggi”.
Ecco, quel soprattutto è tutto un programma. Preoccupante.
Anche perché – se la mettiamo come la mette il vicesindaco – si potrà dire, al prossimo morto (?), che sì è vero le cose non sono andate avanti come dovevano andare ma è colpa del patto di stabilità.
Poi ovviamente c’è la questione che con le case, e altre pietre – da sole – la riqualificazione non … succede. Ma di questo si è già detto troppe volte.
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Crediti. La foto si riferisce all’inaugurazione (2004) della sedicente Piazza telematica di Scampia (poi Urp, poi deposito) e viene da questa gallery.
social, politique et poétique
L’oggetto di cui al titolo sarebbe il libro. Secondo i 450 francesi (o francofoni, non saprei) che lavorano nel mondo dell’editoria + Giorgio Agamben che hanno lanciato l’appello pubblicato il 5 settembre da Le Monde e oggi riproposto da Repubblica.
L’articolo in italiano – coerentemente (?) – non è era online (ora è in archivio poi lo aggiungerò dall’archivio nei prossimi giorni).
Fossi stata nella redazione cultura di Repubblica, forse avrei proposto di tradurre quest’altro articolo. In ogni caso, mi iscrivo all’elenco dei desolati.
L’originale, firme comprese, sta qui. Donde viene anche l’immagine (con qualche ritocco).
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ps. Nella stessa pagina, la notizia che Philip Roth ce l’ha con Wikipedia, che non corregge gli errori . Però gli enciclopedici gli hanno risposto: «Capiamo l’argomentazione che l’autore è la massima autorità sul suo lavoro, ma le nostre regole impongono fonti secondarie».
L’eterno dibattito sulle Vele di Scampia
post lievemente narcisista ma ogni tanto uno non ce la fa
Vedo che ricomincia – implacabile, come ogni volta dopo qualche fatto di sangue – il dibattito sulle Vele di Scampia (periferia nord di Napoli).
Di questo tema/posto mi sono occupata più volte, nella mia attività di ricercatore e in quella (da cui ormai mi astengo quasi del tutto) di animatrice del dibattito pubblico locale. Oltre un anno fa mi è, perciò, capitato di partecipare a questa iniziativa, promossa da colleghi di dipartimento, dove si discuteva appunto di “Vele che fare?”. Gli atti di quel convegno sono ora pubblicati qui.
Sul punto specifico, la mia opinione resta quella di allora. Per cui, copio e incollo sotto la parte finale del mio intervento. Una bozza del contributo intero (per eventuali interessati) è qui (visto che il volume non è esattamente un bestseller).
Crediti. La foto è mia (chi riusasse, è invitato a seguire le indicazioni Creative commons per la condivisione)
Neapel ist ein Paradies (To be continued)
Piccolo riassunto (parziale, fazioso) di news agostane sul/del Sindaco di Napoli.
Se ho tempo/voglia poi lo completo ma sul paradiso sono diventata impaziente e non riesco più ad aspettare l’ultima settimana.
Non c’è che fare: non riesco ad apprezzarlo. E nemmeno a prenderlo sul serio.
1 agosto
Servono le liste arancioni. Corriere del Mezzogiorno
twit: Vendola con l’UDC, polo della speranza, anzi no, forse si, ma anche no, certo che si’, si puo’ fare, anzi parecchio … diciamo qualcosa di sinistra!!
3 agosto
twit: Il boia della morte lavora ancora in 43 stati del mondo. Nel 2011 aumentate esecuzioni. #Napoli è contro la #penadimorte
Atti vietati
Non so più via chi, nel giro consueto tra gli amici Facebook, stamattina avevo avvistato questa notizia: l’ennesima lista di cose vietate negli spazi pubblici (compreso stendere il bucato), inventata, questa volta, da Misano Gera d’Adda, piccolo comune del bergamasco. Per contorno, il divieto istituito da Romano di Lombardia, valido perfino negli spazi privati: no agli acquari “sferici o aventi pareti curve”.
Per prima cosa ho pensato che sono sempre più ridicoli.
Poi mi è venuta la curiosità di capire se lo strumento utilizzato per vietare era ancora quello dell’ordinanza e qui la scoperta.
Non siamo più all’ordinanza creativa, l’originalità è penetrata nei regolamenti e quindi, presumo, la follia non è da attribuire ai soli sindaci – magari in cerca di visibilità – ma è più diffusa. Se non altro nel ceto politico che quei regolamenti li vota e forse anche fra tanti cittadini.
A Misano il divieto di “esporre o stendere coperte, lenzuola, panni, biancheria, vestiti e similari sulle facciate di edifici confinanti con aree pubbliche” si trova, insieme con molti altri, nel Regolamento di polizia urbana recentemente modificato e ora entrato in vigore.
Leggere in particolare il capo VI e spaventarsi.
A iniziare dal titolo del suddetto capo che suona, senza mezzi termini, Atti vietati. (altro…)