Posts tagged ‘sicurezza’
Carlo Puca va nel bronx
Fa discutere (vedo) il reportage pubblicato da Panorama in cui Carlo Puca racconta la sua esperienza di “infiltrato” a Scampia.
A me il testo pare un po’ poco, dopo tre mesi, ma non così disdicevole.
E il video che lo riassume è un mix di immagini note ma anche di dettagli meno ovvi (se si ha la pazienza di guardarlo tutto).
Poi magari dev’essere il fatto che Puca non mi sta antipatico. E che immagino potrebbero esserci altri prodotti della permanenza scampiese, magari meno volatili – e meno brevi – di quelli ospitati (ospitabili) da Panorama.
In ogni caso, visto che Scampia è una delle cose che studio da sempre, l’appunto mi pare doveroso.
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Crediti. La signora va nel Bronx è il titolo di un bel libro di Marianella Sclavi (donde viene anche l’immagine) che utilizzava il metodo dello shadowing anche o soprattutto per scoprire il buono del Bronx (quello vero). Tre mesi, anche in questo caso. Solo che Marianella non è una cronista ma una studiosa. D’altra parte, Scampia non è il Bronx. Per quanto ci si impegni a fare somigliare sempre di più la realtà all’etichetta.
(crono)programmi
Mi ero persa il sindaco. A proposito di Scampia, ma non soltanto. De Magistris annuncia infatti una deliberazione straordinaria e addirittura la messa a punto di un modello Scampia. Che poi utilizzerà (lui, sì, usa la prima persona singolare) anche in altri quartieri degradati come San Giovanni a Teduccio e Pianura.
I quali quartieri hanno caratteri totalmente differenti, da Scampia e fra loro, ma questo che volete che importi?
Per dire, semplificando, Scampia è un quartiere tutto pubblico, popolato almeno in parte da persone senza lavoro, ostaggio della camorra; San Giovanni è una zona ex-industriale, con molto degrado e con la sua camorra, ma anche con visibili residui del tessuto sociale ed economico precedente legato anche alla presenza di un forte movimento operaio, come si diceva una volta; Pianura è – notoriamente – il regno dell’abusivismo edilizio ma anche un territorio abitato da famiglie giovani e dinamiche, talvolta con qualche capacità imprenditoriale (magari l’abusivismo è anche un po’ un effetto di questo).
Voi lo usereste lo stesso modello (anche a prescindere dal giudizio sul modello in questione e/o dalle idee che avete sui modelli in genere) per questi tre, e magari anche per altri, posti? Io no.
Update. Forse per Scampia il “modello” del pm Corona potrebbe funzionare meglio. Il Cormez, nel titolo, punta sulla frecciata al lungomare “liberato”, ma nell’intervista ci sono varie cose interessanti.
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Crediti. La foto Innominata è mia (ma sul tema lui è molto più bravo di me).
ps. Per eventuali interessati, qui trovate un vecchio paper scritto a 4 mani con un’amica, dove tentavamo di articolare un po’ il ragionamento sulle periferie napoletane.
L’eterno dibattito sulle Vele di Scampia
post lievemente narcisista ma ogni tanto uno non ce la fa
Vedo che ricomincia – implacabile, come ogni volta dopo qualche fatto di sangue – il dibattito sulle Vele di Scampia (periferia nord di Napoli).
Di questo tema/posto mi sono occupata più volte, nella mia attività di ricercatore e in quella (da cui ormai mi astengo quasi del tutto) di animatrice del dibattito pubblico locale. Oltre un anno fa mi è, perciò, capitato di partecipare a questa iniziativa, promossa da colleghi di dipartimento, dove si discuteva appunto di “Vele che fare?”. Gli atti di quel convegno sono ora pubblicati qui.
Sul punto specifico, la mia opinione resta quella di allora. Per cui, copio e incollo sotto la parte finale del mio intervento. Una bozza del contributo intero (per eventuali interessati) è qui (visto che il volume non è esattamente un bestseller).
Crediti. La foto è mia (chi riusasse, è invitato a seguire le indicazioni Creative commons per la condivisione)
La dernière bêtise (à la mode de chez nous)
L’espressione francese rende meglio l’idea, visto che ormai siamo oltre le normali ordinanze pazze e/o creative.
Il luogo è Favara (Agrigento). L’oggetto è il linguaggio del corpo abitualmente utilizzato in caso di funerali. Il risultato dell’ennesima ordinanza di un sindaco è che sarà proibito condividere il lutto e il dolore in modo fisico.
Però c’è tempo fino al 10 dicembre per adeguarsi alla nuova regolazione dei sentimenti.
Che poi il riferimento alle bestie mi pare consono a questo ultimo effetto della doppia, o magari tripla, sindrome da decoro/sicurezza + ‘influenza suina.
E ora, ecco a voi il divieto preventivo
Per il solito kebab (anche se a proporlo ancora nessuno ci ha provato, lì nel bergamasco), e per i phone center (che invece il problema si era già presentato).
Niente telefono casa, dunque. Solo per “questione di decoro”, mica per altro…
E poi il divieto preventivo riguarderebbe pure le pizzerie (sempre se qualcuno volesse). Ma non le periferie, chè lì il decoro è meno importante, come si sa.
via Civati
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ps. Poi ci sarebbero un po’ di dettagli e aggiornamenti per la questione burkini, ma ne parliamo un’altra volta ché qui si va a 3 all’ora.
Ora che le ronde ci sono, e i rei pure
Ieri stavo per mettere questa notizia sull‘asilo multietnico torinese: friendly (o buonista, direbbe qualcuno).
E pensavo che a volte pure le mode possono aiutare. Poi mi sono distratta.
Oggi invece ho letto il pezzone domenicale di Jenner Meletti che torna sulla questione vucumprà di spiaggia (adriatica, ma forse non soltanto) protetti dai turisti e più o meno cacciati (anche con l’esercito talvolta), da amministratori di ogni tipo e natura (ché la spiaggia senza ambulanti non è né di destra né di sinistra). E mi sono prontamente ri-depressa.
ps. In particolare, l’uso creativo del segway mi pare un’autentica mostruosità. A meno che non dica qualcosa che non riesco a capire sulla trasformazione della spiaggia in luogo di passaggio (non-luogo è una espressione che inizierei ad abolire). E comunque vedo che non solo gli antesignani di Ravenna sono fieri dei risultati, ma fanno proseliti.
Ordinanze creative. Seconda serie
update 29 luglio (ieri non riuscivo a trovare il video).
Solo per dire: chi sa se da noi una situazione di questo tipo sarebbe ritenuta sufficientemente decorosa. E divertente.
Poi, ovviamente, anche lì c’è sempre qualcuno che non è d’accordo, ma questa è un’altra storia.
Mi pare di capire che l’estate sia la stagione preferita dai sindaci per sbizzarrirsi con le ordinanze. Forse perché, con il caldo, le persone stanno di più per strada, cioè nello spazio pubblico più elementare che esista.
Anche quest’anno, quindi, è iniziata la sequenza.