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A volte le cose ri-succedono
per la serie a volte mi pare di avere la memoria di un elefante
Forse questo è solo un update del post sotto, e forse no. Il fatto è che oggi la stampa locale ci informa che è (ri)cominciata un’altra storia (ahimè) già vista*: la protesta della zona Nord di Napoli contro la ‘politica dell’immagine’ centro-centrica.
Si ignora, come sempre, se e come la protesta continuerà. A me comunque è tornato alla mente che nel 1997, proprio dalla protesta dei parroci della periferia Nord iniziò l’arco discendente del successo di Antonio Bassolino. O almeno questa è da tempo la mia interpretazione (per quel che riguarda i tempi).
Così ho perso un po’ di tempo negli archivi per ricostruire una piccola, essenziale, rassegna stampa di articoli risalenti a gennaio 1997. Ci sono (non me li ricordavo) ben tre pezzi di Peppe D’Avanzo, che non amava troppo occuparsi di Napoli ma in casi gravi veniva inviato a casa. Raccomando soprattutto l’intervista a Bassolino.
Il quale – chi sa – forse non sarebbe troppo in disaccordo con la mia periodizzazione, a giudicare dall’attacco dell’intervista: «Antonio Bassolino, sindaco di Napoli, è indeciso se incenerirti con un’ occhiata o sorriderti in faccia fraternamente. Scarica la tensione accendendo un’ altra sigaretta, che succhia con avidità, e opta per la seconda scelta. Sorride. “Per qualche anno è stato di moda dire bene di me. Forse, è cominciata una nuova moda. Che vuole che le dica. Non mi fa né caldo né freddo. Lavoro per la città, non per la mia immagine o per i media”».
Buona lettura. Io ho condiviso la mia memoria, poi ognuno farà le sue personali considerazioni su eventuali somiglianze/differenze con i casi attuali.
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* Non me lo ricordate, lo so: la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa (ma non è su questo che mi concentrerei)
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ps. Anche il mio amico Giovanni Laino ha buona memoria e oggi riassume in 10 punti molte delle cose dette e ridette mille volte in altri anni (e anche quest’anno, per la verità).
pps per i più interessati (e fissati). Alle origini della protesta del ’97 c’è la storia della voragine che si era aperta un anno prima a Secondigliano. Quest’altra storia l’ha raccontata magistralmente Luca Rossomando, qui.
Scassare l’urbanistica?
update. L’assessore ha risposto (?) ai critici: stanno per accrescere la loro managerialità.
Non sono certa di riuscire a rianimare stabilmente questo blogghetto però intanto ci metto l’articolo che è uscito oggi su Repubblica – Napoli (ma ripristinando almeno nel titolo del post la domanda che mi ha ispirato).
Un ufficio da rafforzare
Nel mondo di quanti si occupano di città – per mestiere, passione politica o affetto – ha destato sconcerto una notizia. La notizia che il Comune di Napoli smantella il suo servizio dedicato alla Pianificazione urbanistica. Poichè faccio parte del mondo citato, e per tutte le ragioni indicate, le considerazioni di Francesco Minisci pubblicate venerdì da questo giornale mi invitano a qualche riflessione ad alta voce che mi piacerebbe potesse entrare in un vero dibattito pubblico.
Provo a essere breve e dunque anche schematica e procedo per punti. (altro…)
Decorosi deliri
Ieri avevo letto di Bologna, oggi vedo che anche a Firenze non scherzano.
Vuoi vedere che dopo avere fatto da supporto alle più varie ordinanze creative — in una con la sicurezza, beninteso — il solito decoro si trasforma pure in una ragione per battere cassa da parte di Comuni sempre più disperati e disperanti?
Ché nel caso, poi — anche se uno non si sente spesso in sintonia con i commercianti e/o bottegai, e relativi egoismi — qui poi tocca fare pure la rassegna delle tassazioni deliranti…
Cose collegate. A Napoli, invece, siamo sempre meno creativi: il sequestro dei tavolini esterni del Gambrinus (che pure non è un locale “simpatico”) pare sia dovuto semplicemente alla mancanza di un parere della Soprintendenza, e di un permesso di costruzione. Poi si capirà (forse) quale delle due (o altre) ragioni è quella dominante…
Credit. Nell’immagine né Bologna né Firenze: solo l’oggetto di percezioni falsate relative al problema del pull/push. Che poi chi sa se da noi sarebbe tassata pure la scritta ingannatrice, oltre all’avviso Visa.
Sono troppo avanti…
Per il nome della nuova sindrome, si accettano proposte. Il concetto da esprimere (agli antipodi di quello condensato dall’ormai notissimo acronimo NIMBY) riguarda comunque la nuova tendenza avvistata a Milano: case che vorrebbero invadere lo spazio delle discariche e non il contrario, come nei casi più comuni.
La notizia mi è capitato di sentirla per caso in un Tg di ieri. Poi, frugando un po’ in giro, ho scoperto che in effetti non era nuova affatto.
In breve, riguarda un nuovo quartiere da costruire su una cava dismessa, già utilizzata come discarica di rifiuti, anche abusivi e dunque non proprio “normali”. (altro…)
Qui si respira aria di città…
Oggi qualche pensiero urbano l’ho messo in un post sull’altro blog, e dunque non mi ripeto troppo. In breve, il tema è: città ordinatamente disordinate e cittadini che producono spazi pubblici (che non sono due cose slegate).
Sulla prima parte del ragionamento, lo spunto mi veniva da una mail ricevuta ieri da un’amica — provvisoriamente all’estero — che citava come esempio di disordine ordinato la scelta ( intelligente) osservata a proposito di strisce per il parcheggio “in una strada piuttosto stretta, dove però non si può fare a meno di parcheggiare”. La soluzione è: da uno dei 2 lati della strada, le strisce sono in parte disegnate sul marciapiede.
Però provate a spiegarglielo al Cioni, o agli altri amministratori delle ordinanze creative.
Sulla seconda parte del ragionamento, oltre a retropensieri un po’ colti e più o meno “specialistici”, un bell’aiuto mi veniva da un lungo (e bell’) articolo di Luca Rossomando su Napoli, che ho messo in uno degli archivi-articoli di là.
Luca racconta varie “(buone) pratiche” cittadine, anche in quartieri abitualmente definiti Bronx, e sostiene che la “vivibilità” non è qualcosa che si conceda/riceva dall´alto, e che invece “le persone sono capaci di “pensare” un luogo e di trasformarlo di conseguenza. Questo accade, spesso, se c´è qualcuno capace di prendere l´iniziativa, di accendere una scintilla, di mettere in moto una voglia”.
Po, dice ancora Luca, ovviamente “ogni storia è differente, ma in molti casi salta agli occhi una caratteristica: chi si organizza lo fa al di fuori del proprio ruolo, al di là di ogni specializzazione, attivando risorse latenti, assopite, che nessuno gli aveva richiesto fino a quel momento. Gli amministratori, per definizione, dovrebbero limitarsi a creare le condizioni di questo risveglio: tenere in ordine la città, far funzionare i servizi”.
Anche a qui, condivido moltissimo, ma dubito che si riuscirà mai a convincere gli stessi di cui sopra anche solo a … provarci.
Credit. L’immagine (ripeto anche quella: oggi massima sinergia con moi meme) viene dalla copertina di questo libro mediterraneo.